I trigliceridi sono dei grassi, composti da una molecola di glicerolo esterificata con tre molecole di acidi grassi. Un loro accumulo eccessivo nel torrente circolatorio, è considerata una fonte importante di rischio per lo sviluppo di malattie cardiovascolari. Questa possibilità assume ancora più rilevanza se ad alti livelli ematici dei trigliceridi coincidono anche alti livelli di colesterolo LDL e bassi livelli di colesterolo HDL.

    Ma quali sono le principali cause che portano ad avere una condizione di ipertrigliceridemia?

    Se la causa è genetica, si parla di ipertrigliceridemia familiare, in cui si ha un accumulo di VLDL (un tipo di lipoproteina) nel plasma e conseguente aumento della trigliceridemia a valori superiori a 400mg/dl; la colesterolemia resta nei valori normali. Quando i livelli plasmatici di trigliceridi superano i 1000mg/dl questi pazienti rischiano di incorrere nella pancreatite acuta.

    Ma il più delle volte la causa non è da ricercare nei nostri geni, quanto nelle nostre errate abitudini di vita. L’inattività fisica, l’obesità e disordini alimentari sono il più delle volte i veri responsabili.

    La correzione del sovrappeso rappresenta senza dubbio uno dei principali passi da fare in caso di ipertrigliceridemia. Infatti sebbene le dislipidemie si possano riscontrare anche nei soggetti normopeso o sottopeso, la loro frequenza è nettamente superiore in quelli che si trovano in condizioni di sovrappeso: l’ipertrigliceridemia e l’ipercolesterolemia sono, tra le complicanze metaboliche più frequenti che si possono riscontrare nel soggetto obeso, in conseguenza dell’aumento del metabolismo dell’insulina e della sua attività, nonché della sintesi epatica di VLDL stimolata dall’aumento del grasso corporeo.

    Nei casi di obesità o sovrappeso è quindi imperativo ottenere un calo ponderale, anche se, per normalizzare i valori dei trigliceridi e del colesterolo, non sempre è necessario raggiungere un peso corporeo desiderabile in base al BMI, ma è spesso sufficiente una flessione di circa il 10%.

    Per quanto riguarda la quota di glucidi, essa dovrà essere compresa tra il 50 % e il 60% dell’apporto energetico totale; una sua marcata riduzione in corso di ipertrigliceridemia, non è necessaria in quanto una dieta bilanciata e basata su una selezione alimentare mirata, porta comunque al miglioramento in tempi brevi di questa condizione.

    Dovranno essere eliminati dalla dieta i dolci, le bevande zuccherate, le quantità eccessive di zucchero, ecc., in modo tale che l’aliquota glucidica venga assicurata soprattutto dai carboidrati complessi del pane, della pasta e dei legumi; una adeguata quantità di frutta, pur essendo costituita principalmente da zuccheri semplici, fornirà l’indispensabile apporto di sali minerali e vitamine.

    Per quanto riguarda i lipidi, il loro apporto complessivo deve essere inferiore al 30% delle calorie totali ma questa aliquota deve essere ottimamente ripartita in modo tale che i grassi saturi rappresentino l’8-10% , gli acidi grassi monoinsaturi il 14-15% e i polinsaturi la rimanente parte.

    Per questo motivo sarà essenziale un adeguato consumo, specialmente a crudo, di oli di semi ad elevato contenuto di acidi grassi poliinsaturi (olio di mais, di girasole, di vinaccioli, ecc.) o del comune olio di oliva ricco dell’acido grasso monoinsaturo acido oleico.

    Un ruolo molto importante è svolto dagli acidi grassi polinsaturi w3 (salmonidi, pesce azzurro, e più in generale i pesci del mare del Nord), che se assunti in dosi elevate, riducono la trigliceridemia ma in generale anche la lipidemia totale.

    I grassi da condimento di origine animale, ad esempio il burro, dovranno essere eliminati dalla dieta e, come già detto, si consiglia l’utilizzo esclusivo degli oli vegetali, i quali, oltre ad assicurare l’ottima qualità dei grassi, non contengono colesterolo e sono altresì ricchi di sostanze antiossidanti.

    In corso di ipertrigliceridemia e di eccesso ponderale si sconsiglia l’assunzione di qualsiasi tipo di bevanda alcolica, poiché è nota la capacità degli alcolici di innalzare i livelli ematici di questi grassi.

    A volte una condizione di ipertrigliceridemia è dovuta anche ad un eccesso, nell’alimentazione, di carboidrati. Quando infatti la percentuale di carboidrati è eccessiva rispetto al fabbisogno individuale, il corpo trasforma, grazie al fegato, questa eccedenza in trigliceridi che ritroviamo poi nel torrente circolatorio.