Negli ultimi decenni si è osservato un netto abbattimento della quota di fibra alimentare introdotta con la dieta. Questo fenomeno è stato principalmente causato sia dalle mutate abitudini alimentari, sia dalla sempre più larga diffusione nelle nostre dispense dei cibi industriali.

    La corretta definizione di fibra alimentare sfugge tuttora a un’esauriente descrizione, si può tuttavia dare una definizione dal punto di vista nutrizionale: essa può essere descritta come un insieme di composti non digeribili dall’uomo, ma che svolgono importanti funzioni fisiologiche.

    La fibra alimentare quindi, si distingue in particolar modo, per avere effetti sul nostro apparato gastro-intestinale, vediamo quali sono i principali.

    A livello del cavo orale, essa stimola la salivazione e ci costringe ad una masticazione più lunga, aumentando così la nostra sensazione di sazietà.

    Nello stomaco invece, induce una ipersecrezione di succhi gastrici che conferisce ulteriore volume al bolo ed allunga i tempi di svuotamento gastrico (ulteriore crescita del senso di sazietà).

    Nell’intestino tenue alcuni tipi di fibra tendono a rallentare l’assorbimento dei nutrienti che compongono i cibi ingeriti, causando così una riduzione del picco glicemico (importante per le persone affette da diabete) e limitando l’assorbimento del colesterolo alimentare.

    Nel colon i fenomeni fermentativi dati dalla digestione della fibra alimentare effettuata dagli enzimi microbici, concorre a liberare alcuni tipi di gas che giovano alla flora intestinale. Inoltre i residui di fibra non digeriti, attirano acqua nell’intestino facendo si che la consistenza delle feci diventi più morbida e scongiurando così il rischio di stipsi.

    La comunità scientifica quindi tende a considerare sempre di più la fibra alimentare come una possibile arma da utilizzare contro alcune patologie. In particolar modo i principali effetti sembrano esistere nei confronti del diabete non insulino dipendente (meglio conosciuto come diabete mellito o diabete di tipo 2). I pazienti che giornalmente debbono combattere per il mantenimento dei giusti livelli della glicemia , possono trarre grandi benefici aumentando ad ogni pasto la quota di fibra alimentare solubile la quale risulta molto abbondante ad esempio nei legumi .

    Un altro effetto positivo della fibra alimentare solubile è quello di concorrere alla diminuzione della porzione “cattiva” del colesterolo, quella LDL. Questo, unito alle evidenze di alcuni studi che mostrano un effetto positivo anche sull’ipertensione arteriosa, fa si che questo tipo di fibra sia importante per la prevenzione delle malattie cardiovascolari.

    Un altro tipo di fibra alimentare invece, quella denominata insolubile, largamente presente nei cibi integrali ad esempio, ha la capacità di modulare correttamente le funzionalità intestinali. La presenza di alte quantità di questa fibra negli alimenti infatti, assicura un ridotto transito intestinale delle feci scongiurando i fenomeni di stitichezza. Un altro esempio di dietoterapia svolto dalle fibre insolubili è quello di scongiurare l’insorgenza dei diverticoli intestinali. L’aumento del volume delle feci aiuta a ridurre sensibilmente la pressione endoluminare, causa principale dell’insorgenza dei diverticoli. Bisogna avere l’accortezza però di sospendere l’assunzione di fibra insolubile nel caso si verificassero episodi di diverticolite acuta.

    Vorrei chiudere l’articolo citando anche i casi in cui è sconsigliato un uso abbondante di fibre alimentari. In particolare si tratta di situazioni in cui esiste il bisogno di aumentare l’assorbimento di alcuni nutrienti (iposideremia ed osteoporosi ad esempio), poiché le fibre tendono a diminuire la biodisponibilità di vitamine e minerali.